Come utilizzare le giuggiole in cucina?
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Come utilizzare le giuggiole in cucina?
Le giuggiole possono essere consumate fresche, anche se hanno lo svantaggio di un veloce deperimento. Si prestano però molto bene a essere essiccate, candite, oppure conservate sotto spirito, così come alla preparazione di marmellate e sciroppi.
Cosa si può fare con i frutti del giuggiolo?
I frutti delle giuggiole si prestano molto bene all'essiccazione o ad essere candite; è possibile trasformarle in confetture oppure ottenere sciroppi per dolcificare tè e infusi.
A cosa fanno male le giuggiole?
In generale le giuggiole non hanno controindicazioni, tuttavia è bene consumarle con moderazione perché contengono fruttosio, che può risultare dannoso per la salute se assunto in quantità eccessive.
Come pulire le giuggiole?
Lavare e tagliare a metà le giuggiole, eliminando tutti i noccioli. Mettere la frutta tagliata in una casseruola con poca acqua e farla cuocere fino ad ammorbidirla e renderla quasi poltiglia. Togliere il composto dal fuoco e passarlo al setaccio per eliminare le parti dure delle bucce.
Come riconoscere le giuggiole mature?
Se raccolte quando non ancora del tutto mature, le giuggiole sono verdi (sembrano delle olive) e hanno un sapore simile alla mela. A maturazione completata invece assumono una tinta scarlatta e il gusto si fa decisamente più dolce, simile a quello di un dattero (tanto che l'albero è anche detto “dattero cinese”).
Che vitamina hanno le giuggiole?
vitamina C Le giuggiole contengono ben 20 volte in più di vitamina C rispetto a qualsiasi tipo di agrumi. Sono anche ricche di vitamine del complesso B, come la vitamina B1, B2 e B6. Per quanto riguarda i minerali, la giuggiola contiene manganese, potassio, ferro, calcio e fosforo.
Che origine hanno le giuggiole?
Il giuggiolo è una pianta originaria delle aree tropicali dell'Asia. È una specie fruttifera molto comune in Africa, nell'Estremo Oriente e in tutto il bacino del Mediterraneo. Un tempo era molto diffusa anche in Europa ed era ben conosciuta dai Romani, che la importarono per primi in Italia, chiamandola 'Zyzyphum'.